tipologie di onde d'urto
Dal punto di vista fisico, le onde d’urto sono onde acustiche ad
alta energia. Possono essere utilizzate a scopo terapeutico nel trattamento di
molte patologie, mediante propagazione nel corpo umano.
Le onde d’urto differiscono tra loro sulla base del principio
fisico che le generano e per il tipo di propagazione. Ne esistono di due tipi:
focali e radiali.
ONDE FOCALI O AD ALTA ENERGIA
Le onde d’urto focali possono essere generate da tre diverse
tecnologie: generatore elettroidraulico, generatore elettromagnetico e
generatore piezoelettrico. Concentrano elevata energia in un solo punto della
zona da trattare.
ONDE RADIALI O BALISTICHE
Le onde radiali non sono direzionate in un solo punto ma si
irradiano su tutta la superficie trattata. L’onda d’urto viene generata mediante
uno speciale manipolo a forma di pistola, la cui canna è chiusa all’ estremità
da un trasduttore metallico che funge da tappo. All'interno della canna viene
lanciato un proiettile di acciaio mediante aria compressa a 4-5 bar di
pressione. La collisione genera un’onda d’urto che si diffonde e si espande
radialmente nei vari strati del tessuto trattato.
MECCANISMO D’AZIONE DELLE ONDE
D’URTO
La terapia ad onde d’urto è non invasiva, ben tollerata ed
efficace. Per la prima volta fu utilizzata per eliminare i calcoli renali (litotripsia) senza
effettuare intervento chirurgico, ma successivamente si pensò al
suo utilizzo nel trattamento di patologie muscoloscheletriche, soprattutto
tendinopatie, pseudoartrosi e calcificazioni periarticolari. Un’alta quantità
di energia viene trasferita al tessuto bersaglio e innesca i naturali processi
di guarigione.
L’onda d’urto è caratterizzata da un repentino aumento pressorio
(picco di pressione positivo), con un tempo al picco inferiore ai 10 ns,
seguito da una lenta fase di ritorno alla pressione atmosferica (pressione
negativa).
La pressione positiva e il corto tempo al picco inducono l'effetto diretto delle onde d'urto: l’onda
si trasforma in energia cinetica all’interfaccia tra tessuti a diversa densità
e impedenza. La tensione d'onda determina invece l’effetto indiretto delle onde d'urto, chiamato anche effetto
cavitazionale.
Se il bersaglio è una struttura inorganica, come un calcolo
renale, questa subisce l’effetto meccanico diretto dell’onda d’urto e viene
disintegrata e ridotta in piccoli frammenti che saranno poi espulsi. Se invece
si tratta di una struttura vitale, come tendini, muscoli, ossa e legamenti,
questa non viene danneggiata, bensì conseguenza dell’alternanza di compressione
e decompressione è l’instaurarsi di fenomeni di cavitazione, con formazione di microbolle all’interno del tessuto
target, che, successivamente, dopo essere state colpite dall’onda d’urto
successiva, si deformano e implodono. Ne deriva un microgetto d’acqua (jet
stream) che viaggia ad altissima velocità e, per effetto meccanico, determina
microtraumi e microlesioni, la cui entità varia in base al numero di impulsi e
alla loro energia. Di conseguenza si ha un aumento del flusso ematico in loco
per neoangiogenesi riparativa. Inoltre, si verifica la vasodilatazione da
simpaticoplegia temporanea, responsabile del cosiddetto effetto “wash-out”, in
cui viene ripristinato il microambiente ottimale mediante allontanamento di mediatori
proinfiammatori quali istamina, bradichinina e sostanza P.
Sembrerebbe inoltre che il nitrossido d’azoto (NO) abbia un
ruolo fondamentale nel meccanismo d’azione delle onde d’urto. Infatti, questo
mediatore chimico, considerato la molecola starter di angiogenesi, risposta
antinfiammatoria e risposta immunitaria, verrebbe sintetizzato direttamente a
seguito del fenomeno della cavitazione.
Ad ogni modo il meccanismo d’azione completo è molto complesso e
non ancora del tutto chiarito, sebbene sia ormai evidente che le onde d’urto
stimolino l’attivazione dei fisiologici processi riparativi e agiscano in
maniera differente a seconda del tessuto bersaglio.